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Climatizzazione industriale: si può migliorare l’efficienza energetica e ridurre l’impatto ambientale?

La climatizzazione industriale è solitamente considerata un settore altamente energivoro e a pesante impatto ambientale in termini di emissioni inquinanti. E’possibile applicare, anche in questo ambito, i principi della green economy per ridurre i consumi e gli impatti? Alcune aziende italiane ci stanno lavorando da anni, investendo in ricerca e innovazione.

Per capannoni industriali e grandi magazzini con soffitti molto alti, che non possono essere chiusi, sono stati, ad esempio, progettati condizionatori per il raffrescamento di grandi spazi che evitino, però, enormi consumi di energia. Questi sistemi, adatti a fonderie, carpenterie, e aziende di stampaggio di materie plastiche, utilizzano un principio del tutto naturale, senza usare fluidi refrigeranti o altre sostanze che possano modificare l’aria in modo artificiale. Il raffrescamento adiabatico, detto anche “raffrescamento evaporativo, si basa infatti sulle caratteristiche fisiche di acqua e aria e provoca l’abbassamento naturale della temperatura. In sostanza, l’aria calda esterna viene fatta passare attraverso un pannello evaporativo a geometria alveolare. Le superfici del pannello sono costantemente bagnate con normalissima acqua: l’aria cede quindi una parte del suo calore alle superfici bagnate ed esce da queste ad una temperatura più bassa rispetto a quella di entrata.

La ACM Kälte Klima di Arzergande, in provincia di Padova, ha studiato invece condizionatori roof top (collocati cioè sulla copertura di edifici industriali), che consentono di produrre aria calda e fredda per la climatizzazione con un ottimo comfort termoigrometrico e il minimo consumo energetico, per ottenere un funzionamento continuo della macchina a bassi costi di esercizio. Oltre all’efficienza energetica, questi condizionatori utilizzano il “refrigerante verde” R410A che, essendo privo di atomi di cloro, non danneggia l’ozono dell’atmosfera. I materiali con cui sono realizzate le macchine puntano inoltre alla durabilità di lungo periodo, per rendere questo tipo di impianti resistenti all’usura e all’azione degli agenti atmosferici, riducendone così la manutenzione e allungandone i tempi di dismissione. La loro collocazione sui tetti consente, infine, di limitare la rumorosità all’interno degli ambienti di lavoro, migliorando così le condizioni di salute acustica del personale.

Sul mercato esiste poi anche una nuova tipologia di climatizzatori a portata di gas variabile, con i quali è possibile soddisfare esigenze di raffrescamento e climatizzazione di qualsiasi categoria di edificio, dai capannoni industriali agli uffici, fino al settore residenziale. Questi impianti possono, oltretutto, funzionare con fonte rinnovabile geotermica, soddisfacendo anche la produzione di acqua calda sanitaria.

I sistemi radianti – a pavimento, a parete o a soffitto - possono, infine, offrire un’altra valida soluzione per il raffrescamento dell’ambiente, come alternativa agli impianti di condizionamento tradizionali, con i quali possono gareggiare in termini di comfort termico e acustico.

Oltre a queste soluzioni “attive”, non bisogna tuttavia mai dimenticare l’importanza fondamentale della climatizzazione passiva, che opera prevalentemente sulle coperture degli edifici industriali (ultimamente anche con “tetti verdi“), per ridurre il fabbisogno energetico del raffrescamento grazie a superfici riflettenti e isolanti.

La sfida per razionalizzare i consumi nel settore industriale è ancora impegnativa, ma sicuramente le soluzioni non mancano.

 

 

 

 

 

 

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