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Slow Food all’UE: “Fermiamo il consumo di suolo”

marzo 25, 2013 Comunicati Stampa, Progetti

Una coalizione di organizzazioni europee della società civile che comprende Slow Food, Friends of the Earth/Amici della Terra, ActionAid, BirdLife International, Biofuelwatch, Compassion in World Farming e l’Ufficio Europeo dell’Ambiente (EEB) ha indirizzato una petizione congiunta ai governi europei e all’UE nel suo insieme per invitare l’Europa a ridurre la sua land footprint, l’impronta sullo sfruttamento dei terreni, definita dal consumo annuo di terre necessario per produrre cibo, tessuti, biocarburanti, carta ed estrarre minerali e combustibili fossili.

Alcuni studi hanno infatti evidenziato che per far fronte al suo fabbisogno l’UE di fatto “importa” 1.212.050 chilometri quadrati di terreno agricolo. «Il modello di sviluppo classico ha prodotto conseguenze drammatiche sulla distribuzione delle risorse del pianeta. Un sistema basato sul consumo consistente di proteine animali e su sprechi incontrollati sta esercitando una pressione insostenibile sulle risorse idriche e sui terreni fertili del mondo intero» dichiara Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus. «Sulla Terra oggi si produce cibo per 12 miliardi di persone, ma il 40% di tutto il cibo prodotto diventa rifiuto prima di essersi anche solo avvicinato a qualunque tavola. Slow Food si impegna da anni per promuovere un sistema di produzione, distribuzione e consumo che contrasti gli sprechi e il land grabbing (l’acquisizione a prezzi stracciati dei terreni fertili che, soprattutto nel Sud del mondo, sta minacciando la biodiversità, la sovranità alimentare e la vita stessa delle comunità locali). Servono interventi rapidi e incisivi, anche a livello comunitario, da parte delle istituzioni, dei cittadini e della società civile».

Slow Food, l’Associazione Amici della Terra e le altre organizzazioni sollecitano dunque l’introduzione di un parametro che misuri l’impronta sull’utilizzo dei terreni, accanto a quelli già considerati come principi guida: l’impronta di carbonio, l’impronta idrica e il consumo dei materiali. Misurare e gestire più oculatamente le risorse consentirebbe all’Europa di diventare più efficiente nel contenimento degli sprechi e nella riduzione del costo delle materie prime e permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro in industrie attente a un consumo efficiente delle risorse.

La tutela del paesaggio e la lotta allo spreco sono da sempre due cavalli di battaglia di Slow Food Italia. Dal 2011 l’associazione è infatti parte attiva del Forum Salviamo il Paesaggio, nato per fermare il consumo di suolo nel nostro Paese e adottare un metodo di pianificazione per scongiurare piani urbanistici lontani dai bisogni effettivi delle comunità locali. Insomma, per ripensare l’urbanistica, approvando piani a “crescita zero”. “Spreco zero” su tutti i fronti sarà infatti il tema del prossimo Slow Food Day, celebrato in tutte le piazze d’Italia il 25 maggio prossimo: incontri, dibattiti e laboratori per sensibilizzare i cittadini e modificare le abitudini quotidiane.

 

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