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Congresso Mondiale dei Parchi: il turismo sostenibile come risorsa economica e ambientale per il futuro del Pianeta

novembre 19, 2014 Eventi, Internazionali, Politiche

Si conclude oggi a Sydney il Congresso Mondiale dei Parchi organizzato dalla IUCN, l’istituzione internazionale dedicata alla conservazione e gestione delle aree protette nel mondo. Un appuntamento che si ripete ogni 10 anni e che in questa edizione ha inteso lanciare il ruolo del turismo sostenibile non solo come risorsa per la manutenzione delle aree protette, ma anche e soprattutto come contributo alle economie nazionali e alla salvaguardia dell’ambiente.

Ad avallare questa tesi  il rapporto Tourism and Visitor Management in Protected Areas: Guidelines for Sustainability che, grazie al lavoro di 50 esperti provenienti da 23 paesi diversi, ha presentato numerosi casi studio relativi a 45 siti intorno al mondo, spaziando dal Perù alla Namibia. “Il turismo nelle aree protette può rappresentare una forza positiva che porti l’amministrazione di queste aree a migliorare sempre più e aumentare i proventi necessari per la protezione a lungo termine delle zone stesse” ha dichiarato Yu-Fai Leung, coordinatore principale del rapporto nonché membro del WCPA Tourism and Protected Areas Specialist Group dell’IUCN. “La diminuzione dei visitatori diventa un segnale di scarso interesse politico per gli spazi naturali. Nel report abbiamo voluto stilare delle linee guida per migliorare la gestione del turismo sostenibile, incluse le misure per proteggere al meglio questi siti così importanti”.

Secondo il report, il turismo internazionale ha un giro di affari di trilioni di dollari, la World Tourism Organization stima un incremento futuro del 3,3% annuale fino al 2030. E le aree protette, inclusi i parchi e i siti patrimonio dell’umanità, sono le attrazioni più importanti per i turisti interessati alla natura e alla vita “selvaggia” (wildlife) nel mondo. I governi, le amministrazioni delle aree protette, i tour operator, i membri delle comunità locali, i commercianti possono tutti beneficiare dei proventi di questo tipo di turismo sostenibile.

In quest’ottica diventa strategico il ruolo della politica ambientale, che deve identificare e valutare i costi effettivi e l’impatto del turismo nelle aree protette, in modo da definirne con chiarezza le opportunità e le sfide relative allo sviluppo. Un approccio che anche in Italia sta cominciando a tenersi in considerazione. Martedì 18 novembre a Cosenza si è svolto infatti il convegno “Agricoltura e Parchi: le opportunità del Turismo Sostenibile” organizzato dalla Fondazione UniVerde in collaborazione con FederParchi, mentre a maggio 2015 anche Greenews.info dedicherà al tema “Ecoturismo: natura, sport, enogastronomia“, il 5° Workshop IMAGE, a Torino.“Dall’ultimo rapporto realizzato dalla Fondazione UniVerde e IPR Marketing sul turismo sostenibile e il rapporto con gli italiani – ha spiegato Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde e già Ministro dell’Ambiente –  emerge che il 54% degli ecoturisti sceglie di trascorrere le proprie vacanze nei parchi perché c’è la possibilità di conoscere le tradizioni locali e il 42% perché intende partecipare a percorsi enogastronomici. Questi dati dimostrano come l’agricoltura e la nostra rete naturale debbano convivere per aumentare i flussi turistici, contribuendo a creare nuove opportunità occupazionali sia nel settore agricolo che turistico, garantendo la protezione dell’ecosistema e della biodiversità”.

L’invito di Pecoraro Scanio a una gestione virtuosa del turismo sostenibile trova un suggerimento interessante in un articolo pubblicato recentemente su Nature redatto dagli esperti della Wildlife Conservation Society, l’Università del Queensland e la World Commission on Protected Areas (WCPA). Qui si sostiene infatti che con un budget annuale fra i 45 e i 76 miliardi di dollari, pari al 2,5% della spesa militare annuale globale, si potrebbe sostenere adeguatamente la gestione delle aree protette.

“Queste zone ci offrono una soluzione ad alcune delle problematiche più pressanti dei giorni nostri” dichiara James Watson della Wildlife Conservation Society, nonché principale autore dello studio pubblicato su Nature. Le aree naturali protette conservano infatti la biodiversità e sostengono gran parte delle popolazioni più povere del mondo fornendo loro cibo, acqua, riparo e medicine. Giocano inoltre un ruolo fondamentale nel mitigare i cambiamenti climatici e contribuiscono all’economia nazionale attraverso il turismo. In Ruanda, per esempio, i proventi originati dalle visite sulle montagne dei gorilla dentro il Parco Nazionale dei Vulcani raggiungono i 200 milioni di dollari all’anno e rappresentano per il paese la più importante fonte di scambio con l’estero. In Australia, il budget del 2012-2013 allocato per il Parco Nazionale marino della Grande Barriera Corallina è stato di circa 50 milioni di dollari australiani, ma i proventi originati dal turismo hanno consegnato 5,2 miliardi all’economia annuale nazionale.

“Se continuiamo a ‘fare business come si è sempre fatto’ – continua James Watson – ci prepariamo piuttosto alla sconfitta. Un cambiamento radicale nella valutazione, nel finanziamento, nella gestione e amministrazione di queste zone non è né impossibile né utopistico e a livello economico rappresenterebbe una minima parte di quello che il mondo spende ogni anno per la difesa militare”.

Il World Parks Congress 2014 di Sydney ha offerto un primo importante stimolo anche all’Italia, con il riconoscimento del Parco Nazionale del Gran Paradiso nella Green List delle aree protette, che sarà presto lanciata in tutto il mondo come certificazione di riferimento per riconoscere quei parchi che meglio lavorano nella valorizzazione e protezione dell’ambiente e del territorio.

Daniela Falchero

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