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Boxtrolls: una favola moderna con inno alle 3R

ottobre 8, 2014 Recensioni

Una favola semplice dalla morale altrettanto semplice. Boxtrolls – Le scatole magiche, il film uscito pochi giorni fa sul grande schermo, liberamente ispirato dal volume di Alan Snow Arrivano I Mostri!, ha una trama lineare e scorrevole, divertente, apparentemente senza troppi picchi di originalità. Ma a uno sguardo più attento, i punti di novità sono diversi.

Ci troviamo a Cheesebridge, una cittadina dove i ricchi non si premurano troppo di nascondere i loro privilegi, sfoggiando tube bianche come simbolo del loro status e mangiando formaggio di qualità, unica vera passione e ragione di vita per loro. L’ordine e la tranquillità della cittadina sembra disturbato dalla presenza dei Boxtrolls, una comunità di piccoli mostri che abitano sotto le fogne della città, ritenuti pericolosissimi e accusati di mangiare bambini e rubare formaggio. Presto si scopre che queste non sono altro che bugie messe in circolazione da Archibald Arraffa, un imbroglione aspirante aristocratico che per guadagnarsi una tuba bianca promette alla città di “salvarla” dai mostri. C’è però chi ostacolerà il piano di Archibald. Si tratta di Uovo, un bambino umano allevato dai Boxtrolls fin dalla tenera età perché rimasto orfano. Sarà lui infatti a dimostrare che Archibald è un impostore e che i piccoli omini in scatola non sono affatto pericolosi.

I temi affrontati sono numerosi, tutti accomunati dall’idea dell’accettazione del diverso. In un sottile gioco di specchi che porta lo spettatore a riflettere su cosa è veramente diverso e cosa è veramente “mostro”. Un’analisi che contempla tanti aspetti della società. A partire dal suo nucleo fondante, la famiglia. Chi può ritenersi vero genitore? Colui che si prende cura, indipendentemente dai vincoli di sangue, o il genitore biologico disattento e anafettivo? Chi cresce un figlio equilibrato e dotato di valori sani? Una famiglia affettuosa e partecipativa (anche quando costituita da individui dello stesso sesso, come nel caso dei Boxtrolls per Uovo) o una famiglia tradizionale dove padre e madre si preoccupano più dell’apparenza senza offrire ascolto al proprio figlio (come nel caso di Winnie, la fortunata figlia del sindaco della città che però sente la mancanza di affetto e attenzioni)?

Accanto al tema della famiglia, quello forte dell’accettazione di chi consideriamo diverso per ignoranza. Solo la cultura e la reale conoscenza dell’altro possono abbattere le barriere del razzismo e della segregazione. E ancora, accettazione di noi stessi come motore per agire nel migliore dei modi. Uovo farà suo questo principio, al contrario di Archibald Arraffa, che detesta la sua condizione sociale e, in un suggerimento nemmeno troppo velato, anche la propria condizione di uomo. Se Archibald imparasse a conoscersi e accettarsi, sarebbe ancora motivato a mentire e fare del male?

Ultimo, ma non per importanza, il tema dell’ambiente. I Boxtrolls sono alacri costruttori che vedono il valore non nel cibo né nel denaro, bensì nei rifiuti meccanici, da cui sono capaci di creare macchine meravigliose, marchingegni divertenti, giocattoli. Sarà proprio questo loro talento a renderli indispensabili nella nuova Cheesebridge, quella che li apprezzerà per come sono. È pertanto forte l’idea del rapporto di affetto con gli oggetti, il rispetto per l’usato, l’amore per il riuso. Infine, cosa pensare di questi formaggi buonissimi e raffinatissimi che però trasformano Archibald in un mostro deforme e accecano i nobili della città talmente tanto da distoglierli dai loro doveri di amministratori? Forse non è forzato interpretarlo come un suggerimento verso il ritorno a un cibo più semplice, meno aristocratico, meno nemico dell’ambiente nella sua accezione più ampia.

Realizzato in stop motion in un’epoca in cui il digitale la fa da padrone, questo film è un piccolo scrigno ricco di grandi tesori, inclusa la chicca del finale, che segue dopo tutti i titoli di coda, assolutamente da non perdere.

Daniela Falchero

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