Giovanni Maria Bellu: “dall’immigrazione all’ambiente il problema è che… tengo famiglia”
Giovanni Maria Bellu è un giornalista che ama scrivere romannzi e saggi. Nato a Cagliari nel 1957 ha un curriculum zeppo di esperienze nei maggiori quotidiani nazionali: da Repubblica a L”Unità, dove è stato condirettore. Oggi dirige la testata on-line Sardinia Post e collabora con la RAI. Alla penna da reporter alterna quella da scrittore. Ha scritto saggi come “I giorni di Gladio” con Giuseppe D’Avanzo e il “Crollo” con Sandra Bonfanti e due romanzi: “L’uomo che volle essere Peron” e “I fantasmi di Portopalo”. Quest’ultimo ripubblicato in questi giorni grazie al successo della omonima fiction con Beppe Fiorello che ricostruisce quella storia, svelata grazie ad un suo reportage su Repubblica, che ha commosso l’Italia. A Portopalo, nel 1996, affogarono 300 migranti dopo il naufragio di una carretta del mare, ma nessuno denunciò il fatto. Fino all’arrivo di Bellu.
D) Giovanni, prima il reportage, poi il libro ora la fiction dedicata ai “Fantasmi di Portopalo” trasmesso dalla RAI. Un lavoro che ha conquistato il cuore e l’attenzione di oltre 6 milioni di telespettatori. Come ti senti a veder riconosciuto il tuo lavoro?
R) Ovviamente soddisfatto. Già solo aver realizzato la fiction è una cosa molto importante. Per la produzione di un genere che si misura con i grandi numeri, i dati di ascolto sono fondamentali. E Aver ottenuto il 25% di share avvicina questo lavoro alle fiction più popolari, nonostante tratti tematiche che popolari non lo sono affatto… Si è ottenuto un ottimo riscontro su una questione spinosa e difficile. E’ un premio al coraggio di Beppe Fiorello che ha lavorato al progetto per più di 10 anni, il frutto di un lungo impegno, non ha mai mollato. La popolarità conquistata negli anni gli ha dato la forza per imporsi. E’ stato un suo merito quello di aver trainato in porto la fiction. Ci ha messo la faccia e ha dimostrato il suo impegno civile. Al suo livello può decidere di fare cose facili e comode o di mettersi in gioco, ha scelto quest’ultima strada…
D) In Italia, ma anche in Europa e nel mondo, non è proprio un periodo facile per affrontare questo tema. Il clima non è dei più favorevoli sul tema immigrazione. La gente “non ne può più”, concordi?
R) Quando vai a proporre un articolo sull’argomento il caporedattore sicuramente non si entusiasma, non ti bacia in bocca. Non sono servizi molto graditi. Sul web possiamo misurare il favore dei lettori e di solito non è entusiasmante, non sono pezzi straordinariamente letti. Ad eccezione dei fatti legati alla cronaca, l’immigrazione in termini problematici, di analisi e buone prassi non conquista… Fare una fiction popolare su un tema poco popolare era complicato, ci sono riusciti. Sono stati molto bravi!
D) Nuova edizione anche per il libro, hai in programma delle presentazioni?
R) Era abbastanza prevedibile il risveglio dell’attenzione. Per me non è una grande novità occuparmi di immigrazione, lo faccio da tre anni come Presidente dell’associazione Carta di Roma (la carta deontologica giornalistica dedicata alla corretta informazione sull’immigrazione, NdR), ora ci sono una serie di inviti che si sovrappongono agli impegni già in agenda.
D) Quali sono stati gli ostacoli maggiori che hai incontrato nello scrivere il reportage da cui è nato il libro? Non tutti hanno gradito il riportare alla luce il relitto e la notizia..
R) Dal punto di vista tecnico giornalistico non ci sono stati particolari problemi, il lavoro è durato 20 giorni. Un arco di tempo abbastanza breve che comprende anche il ritrovamento della nave che suscitò molto clamore, in particolare le immagini del relitto con le ossa attorno. Ma l’aspetto più importante è stato ottenere le conferme del ritrovamento dei cadaveri da parte delle persone del paese. Avevo l’esigenza di coprire Salvo Lupo, la fonte, e, quindi, mi sono presentato come giornalista interessato a scoprire le bellezze del posto in chiave turistica. In questo modo sono entrato in confidenza con tanti, lanciavo dentro la conversazione alcune frasi come “duro il mestiere del pescatore, come quando nel 1996 ….”. Parole dette con nonchalance e tutti confermavano, dal vice sindaco al parroco. Poi Salvo è stato individuato comunque perché ci avevano visto insieme, ma l’impatto è stato attenuato.
D) Cosa pensi dei pescatori del paese?
R) Agivano così non per cattiveria, ma per un interesse reale. Avrebbero perso diversi giorni di pesca, questo il motivo del loro comportamento. Lo facevano vergognandosi mentre interi paesi europei oggi portano avanti politiche di esclusione senza vergogna. I pescatori sono rimasti soli. Oggi c’è una diversa sensibilità, una situazione irripetibile.
D) Un tema altrettanto scomodo è quello relativo all’inquinamento e alla tutela ambientale. Cosa ne pensi?
R) All’interno di questa storia c’è un link con la questione ambientale. I pescatori mi invitarono ad uscire con loro per vedere “come lavoriamo“, rimasi impressionato dalla quantità di spazzatura tirata su. I temi ambientali non sono suggestivi di norma, un disinteresse figlio dell’indebolimento della coscienza civica. Il grado di civiltà può essere misurato dai dati della raccolta dei rifiuti. Sarebbe cosa buona e giusta produrre una fiction sulla raccolta differenziata, anche se non so come si possa fare…
D) Effettivamente non è facile, ma non lo era nemmeno il tema trattato da te…
R) Riuscire a rendere popolari dei temi complicati è una sfida da vincere. Io vivo prevalentemente a Roma e vedo ogni giorno questa situazione di mancanza di condivisione. Non si differenzia né un frigo, né un sacchetto dell’organico…
D) Che fare?
R) Il problema ambientale è in parte nella disponibilità dei singoli, ma in gran parte nelle mani di decisori politici internazionali. I cittadini possono incidere quando votano e, quindi, secondo chi scelgono. Nella vita quotidiana si registra una disattenzione alle tematiche ambientali, a iniziare da come buttare via la spazzatura. Se non sporchi a casa, non devi sporcare fuori. Si tratta di un evidente e chiara debolezza del senso di comunità. Siamo un paese che, come diceva Flaiano, nella bandiera ha scritto “Tengo Famiglia”…
Gian Basilio Nieddu