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La Radiobici di Guagnetti per risvegliare i sindaci dal Patto di Stabilità

Le benzina costa cara? Pedalate gente! Come dice Maurizio Guagnetti, giornalista di Radio 105 e inventore di Radiobici, il giro d’italia a bordo di una due ruote da 200 chili, “più bici, meno cellulite”. L’equazione non fa una grinza. Ma non è solo questione di esercizio fisico. La mobilità a pedali è accessibile a tutti e migliora l’aria delle nostre città inquinate, basta un piccolo cambio di mentalità. Questa settimana, il V.I.P. intervistato è un ambientalista di professione, uno che ha fatto della causa del trasporto “green” una campagna radicale di sensibilizzazione, che sta portando in giro per il Paese, rigorosamente a bordo di una bicicletta.

D) Guagnetti, dove è arrivato ora nel tour?

R) Siamo a Genova. Dopo aver fatto Milano, Aosta e Torino, siamo arrivati al mare. In questo momento sono in studio di registrazione, metto giù le interviste e monto i video per la puntata di Radio 105 e per il blog su www.radiobici.it. E’ un’esperienza sempre interessante questo tour, è il secondo anno che lo facciamo. Il nostro scopo è realizzare una lunghissima video inchiesta sull’Italia dal punto di vista della sostenibilità ambientale e sociale, raccogliendo testimonianze, andando a pungolare i sindaci addormentati. Parte del lavoro è ripreso anche dal Corriere.it.

D) Il suo gruppo da chi è composto?

R) Siamo in tre, io, uno che di mestiere fa il cooperante e il redattore di un sito internet. Li ho scelti perché sono appassionati di biciclette e sono violenti coi tassisti… Scherzo… Siamo tutt’altro che atleti. Facciamo 50 chilometri al giorno circa, su una bici con pedalata assistita. Un motore giapponese. Viaggiamo su una due ruote che pesa 200 chili , perché ci portiamo dietro, nel carrello, lo studio di registrazione radio. Io pedalo per 100 chili, il motore mi dà la spinta per portare gli altri 100”.

D) Come sta l’Italia in tema di Biciplan, il piano strategico per la mobilità ciclabile, creato da molte città del mondo per migliorare la qualità del traffico e dell’aria?

R) Purtroppo siamo molto indietro. Ho un pregiudizio sull’argomento, visto che sono al secondo giro d’Italia. In verità, qualcosa si muove, soprattutto al Nord, a Milano, e al Sud in Puglia. Per quanto riguarda il resto del Paese una visione d’insieme ancora manca. Manca appunto il Biciplan, lo strumento che permette di convertire il traffico da automobilistico in traffico dolce, con percorsi pedonali veloci, mezzi di trasporto pubblici efficienti. L’impressione è che la mobilità sia un tema lasciato a se stesso, si mettono le pezze, si rammenda l’asfalto dopo l’inverno e stop. E invece una domanda effettiva di una mobilità diversa c’è, eccome!

D) Sempre più ciclisti e sempre più bici vendute. E’ solo questione di caro benzina?

R) Sta aumentando in modo evidente la popolazione dei ciclisti urbani. Sì, forse è questione di crisi economica, ma di sicuro molte persone hanno capito che, per fare due chilometri, l’auto è superflua. C’è una richiesta di maggior sicurezza sulle strade. Come rispondono i comuni? In modo diverso da città a città.

D) Lei invita gli stessi sindaci a pedalare. Li fa montare sulla sua bici per un tour insolito (per molti di loro) della città. Salgono volentieri?

R) Dipende se sono in campagna elettorale. Fassino a Torino ha ingaggiato una polemica feroce e alla fine non è voluto venire. Avevamo lanciato su Twitter la campagna “Piero pedala”, con la Fiab, il Wwf. Ma alla fine si è rifiutato. La città della Mole ha un Biciplan perfetto, peccato che, non si sa come mai, sia costosissimo e ovviamente non abbia alcuna copertura finanziaria. Doria, a Genova, me lo sono trovato nel garage alle 7 del mattino, pronto per partire. Noi sosteniamo che la ciclabilità non sia quella cosa costosa, di cui gli amministratori devono aver paura. Basta poco, ad esempio la riduzione della velocità del traffico veicolare. Tutti i sindaci italiani hanno la bici come parola d’ordine, ma la considerano un po’ come gli uccellini della Lipu. Guai a parlarne male, ma nei fatti crederci è un’altra cosa.

D) Ci sono, però, molti movimenti spontanei che stanno nascendo dal basso. Non vi sembra un bel segnale?

R) Certo che sì. Ma insisto su un punto. Il movimento #Salvaciclisti vuole far apparire i pedalatori come degli eroi, che sfidano il traffico. Questo è profondamente vero, ma non aiuta il dialogo. Bisogna far passare il messaggio che le nostre città sarebbero  più rivendibili dal punto di vista turistico, soprattutto all’estero, con un po’ di cicloturismo ben fatto. Prendiamo Torino, è un museo…le lamiere la imbruttiscono.

D) Qualche esempio virtuoso di buona politica ciclabile?

R) In Puglia sono talmente avanti che stanno inventando i bici grill, specie di Autogrill per ciclisti, dove ci si può riposare, ristorare, rinfrescare dalla pedalata. In Trentino hanno messo in piedi una gara di fondo in bici che raduna 30 mila persone ogni anno. Nel Ponente ligure stanno trasformando una vecchia ferrovia in pista ciclabile, che sarà utilizzabile 12 mesi l’anno e quando verrà completata porterà sulle due ruote da San Remo a Genova. Un modo diverso di spostarsi è possibile, se solo i sindaci non fossero assorbiti esclusivamente dai conti per rientrare nel Patto di Stabilità, come dei ragionieri impauriti.

Letizia Tortello

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