Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021: che gran caos…
Che caos, che confusione ragazzi… Non scrivevo un editoriale da molto tempo. Negli ultimi anni ho cercato di investire la maggior parte delle mie 24 ore nel “fare” la green economy come imprenditore, più che nel raccontarla, come ho fatto nella prima parte della mia vita professionale. Ma oggi credo che chi ha seguito, per anni, lo sviluppo dei temi ambientali abbia il dovere di condividere un minimo di analisi e prospettiva con chi ha iniziato a confrontarsi con questi temi in tempi più recenti – a partire dai politici del “Governo dei Competenti” e dintorni, che sicuramente saranno competenti in qualcos’altro, ma non certo nella green economy! Giusto per mettere qualche puntino sulle “i” ed evitare di ricadere all’infinito nelle stesse trappole dello pseudo-ambientalismo…
Proverò ad andare per punti:
1) Il “climate change” è uno dei problemi ambientali, non è l’unico! Abituiamoci ad affrontare le sfide ambientali nel loro complesso, per evitare che i furbi abbiano spazio per confondere le acque… Se, ad esempio, la decarbonizzazione si imponesse come obiettivo prioritario, allora si riaprirebbe lo spazio di discussione per il nucleare e per quella pratica – a mio avviso abominevole – che è il carbon capture & storage…
2) Allo stesso modo l’efficienza energetica non può essere l’unica missione dell’edilizia! Lo Stato Italiano sta incentivando con i soldi pubblici del Superbonus 110% la “cappottatura” degli edifici con (pessimi) materiali sintetici come l’EPS, sulla base di Criteri Ambientali Minimi (CAM) che più minimi di così non potrebbero essere! Non è l’asticella dell’ecosostenibilità che si deve abbassare per fare rientrare in partita i materiali delle multinazionali, che di ecologico non hanno nulla, ma la produzione dei materiali che dovrebbe incrementare il proprio livello qualitativo, ambientale e di salubrità per poter saltare un’asticella posta alla giusta altezza…
3) La tecnologia aiuta, ma non è la soluzione di tutti i problemi. Serve innanzitutto un cambiamento culturale e di visione. Il fatto che l’attuale Ministro per la Transizione Ecologica sia l’ex direttore di un’istituto di tecnologia e non un agronomo, un biologo, un naturalista o un ecologista di lunga e certa esperienza mi spaventa moltissimo. E le sue dichiarazioni recenti di certo non mi rassicurano: “La sostenibilità va conquistata in passaggi successivi, ragionevoli e in alcuni casi anche reversibili… Nel post Covid, in cui abbiamo società in ginocchio e altre in grandi difficoltà, a partire dalla nostra, potremmo fare molto di più per essere verdi, ma alcune misure rischiano di essere definitivamente letali per fasce sociali che hanno sofferto moltissimo. Vorremmo essere più verdi ma dobbiamo essere un po’ più prudenti nelle misure… Se l’economia si rimetterà in moto, allora potremo investire di più, essere persino più drastici” (Cingolani, Earth Day 2021); “Il fatto che in questo momento alcuni paesi, compresi gli Stati Uniti, stiano considerando il micronucleare e cerchino di dimostrare che è verde, è una cosa che non possiamo dire che non esiste. Se ne sta parlando. Io voglio vedere i dati, perché non ci sono, non li ho. La mia risposta è: su questa specifica materia, finché non vedo i numeri, non so cosa dire...” (Cingolani, Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021). Sostenibilità reversibile? Più prudenza nelle misure (ancora di più?)?? Micronucleare da valutare sui dati??? Ministro, ma su quale pianeta ha vissuto finora? Ma veramente crede che l’unico modo di fare economia e combattere le diseguaglianze e la crisi sociale sia quello che abbiamo praticato fino a inizio 2020?
4) Smettiamola una volta per tutte con il consumo di suolo e la cementificazione selvaggia spacciate per progresso e unica forma di rilancio dell’economia e recuperiamo veramente l’esistente, in maniera intelligente e utile. Cari politici, se non li avete mai letti (come temo), leggete qualche libro o articolo del Prof. Paolo Pileri, docente del Politecnico di Milano e inventore della ciclovia “VenTo“. E prestate attenzione anche alle dure parole odierne del presidente nazionale UNCEM Marco Bussone: “La montagna non è un parco giochi a uso e consumo di chi vuole divertirsi qualche ora… si affacciano purtroppo proposte di riduzione di aree parco, nuovi conflitti tra ambientalisti e sviluppisti, volontà di cementificazione con investimenti poco utili ai territori e alle comunità che li vivono. Uncem ripete da sempre che solo facendo crescere il capitale umano proteggiamo e valorizziamo il capitale naturale. Diciamo no a strumentalizzazioni e forzature, iniziative speculative, contrapposizioni delle quali proprio l’ambiente montano non ha bisogno. Promuovere il capitale naturale è decisivo, facendo crescere e formando il capitale umano, le nostre comunità, la formazione, la capacità di dialogo e di analisi delle nuove generazioni, la cultura del territorio da parte dei turisti, la scelta green degli Amministratori locali… Scegliamo il green e non il greenwashing e lo chiediamo anche a tutte le imprese, ai concittadini, a chi decide e alla Politica”.
5) Obiettivo del Post-Covid non dovrebbe essere il “ritorno alla normalità”, ma la trasformazione progressiva e irreversibile (irreversibile, Ministro Cingolani…) di quella “normalità” che ci ha portati a sbattere contro il muro e farci molto male. Altrimenti tutti i miliardi del NextGenerationEU (il “Recovery Plan”) non solo sarebbero un’occasione perduta e buttata al vento, ma potrebbero diventare addirittura dannosi e complicare ulteriormente la crisi ecologica, economica e di salute della popolazione europea e mondiale.
6) Per ultimo, pur con tutto l’affetto per “i giovani” (già le categorie mi piacciono poco, ma giusto per capirci), smettiamola di divinizzare Greta Thunberg e i Fridays for Future: sono l’effetto e non la causa di una rivoluzione della sensibilità ecologica iniziata decenni prima, grazie all’enorme fatica e al silenzioso impegno quotidiano di scienziati, imprenditori, studiosi e umili ma seri attivisti che ci hanno messo l’anima e hanno scavato la roccia, una goccia alla volta, anche quando nessuno li considerava. Anche se i loro volti sono meno telegenici e più scavati, sarebbe ora di abbandonare la sterile retorica giovanilistica e ascoltare i loro saggi consigli, prima ancora di quelli dei “giovani” di strada, meritevolissimi nel loro slancio, ma forse ancora un po’troppo attratti dall’autoreferenzialità dei TedX e dall’inconcludenza dei sit-in in stile sessantottino. Non possiamo più permetterci di perdere tempo in storytelling e scenografia, serve l’azione concreta e immediata. Agisca chi ha il potere e la responsabilità di farlo ora, senza nascondersi dietro il finto gesto nobile di dare spazio alle nuove generazioni (per non decidere)!
Andrea Gandiglio