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L’arte nella natura di Marco Nones, nei boschi della Val di Fiemme

Arte e ambiente, arte e territorio, land art. Negli ultimi anni una buona fetta dell’arte internazionale invece di contrapporsi alla natura le si è avvicinata. L’opera di Marco Nones ne è un esempio. Nones nasce a Rheinfelden, in Svizzera, nel 1966 e nel 1984 si diploma all’Istituto d’Arte di Pozza di Fassa. Oggi vive e lavora in Val di Fiemme, suggestiva vallata delle Dolomiti, ricca di ispirazioni. Qui, nel 2012, in collaborazione con la curatrice Beatrice Calamari, Marco ha dato vita a RespirArt, “il parco artistico più alto al mondo”…

D) Marco, hai partecipato recentemente a “Humus Park”, una collettiva internazionale. Un ‘esperienza ad alto tasso ambientale?

R) Affascinante, nuova. Gli artisti, da tutte le parti del mondo (quindi bello anche per questo), devono usare obbligatoriamente i materiali del luogo. Un’attività perfettamente sostenibile e la natura alla fine si riprende quello che ha prestato agli artisti.

D) Nel tuo profilo scrivi che la tua arte “nasce da una vicinanza biografica e spirituale con i boschi secolari della Val di Fiemme..”. Cresciuto ad arte e natura?

R) Vivo in Val di Fiemme da quando ero piccolo e i boschi mi hanno sempre accompagnato. Scopro ogni giorno  cose nuove sulla montagna,  i materiali che uso per le mie opere sono quelli che trovo durante il mio cammino spirituale. Ho scoperto la cera d’api, le resine degli alberi, le terre, gli alberi, le radici soprattutto. Nei miei viaggi raccolgo per poi trasformare questi materiali nel mio linguaggio espressivo…

D) C’è sempre un fil vert nelle tue esposizioni… Tra le tante collettive hai partecipato a “Natura, arte ed ecologia”, curata da Margherita De Pilati, al MART di Rovereto con l’installazione “Radicati liberi”: un cono creato con radici di cirmolo. Come mai hai scelto questo legno?

R) Il Cirmolo è un pino che cresce in alto, ha una grande particolarità, come il castagno, è molo resinoso. Così gli agenti atmosferici fanno molto fatica ad inciderlo. Non si consuma, ha una grande resistenza; poi un profumo fantastico. Si tratta di un pino raro che cresce in pochi luoghi alpini. L’ho scelto anche per la sua resistenza, perdurerà nel tempo, più di un essere umano.

D) Nel tuo curriculum vitae leggiamo di opere di land art?

R) Preferisco arte nella natura, land art è una definizione di vecchio conio, risale agli anni ’70. Ma è solo un mio punto di vista…

D) Comunque la si chiami, resta il fatto che hai fondato il Parco d’arte RespirArt in Val di Fiemme, fra le Dolomiti del Trentino dove sono esposte 20 installazioni artistiche. Uno dei parchi d’arte più alti al mondo (forse il più alto): si estende fra le quote 2.000 e 2.200 slm. Come finanzi questo progetto?

R) Con uno sponsor privato che ha appoggiato questa manifestazione dall’inizio e continua ancora oggi. E’ aperto al pubblico, all’ombra delle Dolomiti, alcune delle opere scompaiono e altre rinascono. Ospitiamo 2/3 artisti l’anno – a seconda del budget a disposizione.

D) Da uomo di montagna, qual è il maggiore pericolo che, secondo te, corre il tuo ambiente?

R) Corre tanti rischi a causa del consumo del territorio. Ma non è solo un problema della montagna, si consuma dappertutto troppo suolo per l’antropizzazione dei luoghi. In questo modo si riduce la bellezza del paesaggio e con conseguenze negative dal punto di vista ecologico.

D) In un certo senso tu, più di altri, vivi grazie alla natura, come la ricambi quotidianamente?

R) Cerco di osservarla attentamente e imparare a conviverci senza danneggiarla. Mi faccio offrire quello che mi serve e do il massimo, come lei vuole o come vorrebbe, se potesse parlare…

Gian Basilio Nieddu

 

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