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L’Italia vista da lassù: su Greenews.info il viaggio in parapendio di Francesco Tognola

aprile 11, 2013 Impressioni di viaggio, Rubriche

Per la rubrica Impressioni di viaggio, pubblichiamo il primo intervento del nostro nuovo contributor Francesco Tognola, 26 anni, partito sabato scorso da San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, per un giro d’Italia decisamente inconsueto. Dopo aver vissuto a Milano e aver fatto molti lavori diversi – dal liutaio all’assistente in un centro di immersioni – pochi mesi fa Francesco è tornato in Sicilia per realizzare il suo sogno di un viaggio lungo la penisola a piedi, in parapendio o facendo l’autostop. Greenews.info racconterà, ogni settimana, le sue avventure.

Apro gli occhi, il mattino si è svegliato, sono le sei. Muovo il corpo e sento ancora gli arti deboli, prendo fiato, respiro profondamente e mi scrollo le coperte di dosso. La sveglia è puntata tra due ore, la blocco, ma non subito, prima rifletto se pisciare e tornare a dormire ancora un po’ oppure dare inizio alla mia nuova giornata, ma già che ci siamo, decido: “Iniziamo pure”. Vado avanti con i giorni, e mi vedo già, quando i bisogni fisiologici verranno a bussare in una mattina fredda e piovosa, uscire dalla tenda per cercare un posto nascosto e riparato. O ancora tenere con una mano la borraccia, e con l’altra lo spazzolino da denti piegato in avanti, sottovento, per evitare di sputarmi sulle scarpe, magari impegnato sotto un riparo fatiscente, aspettando che smetta di piovere per ripiegare l’attrezzatura e mettermi in cammino. Una grande paura, tra le altre, è di non riuscire a raggiungere il posto prefissato prima del tramonto, il campo è preferibile farlo prima del buio, e possibilmente vicino a dove ci si procura del cibo.

Ora mi godo questi ultimissimi giorni di comodità prima di lanciarmi nel dubbio, nell’insicurezza e nella casualità, ma pur sempre con l’indubbia certezza di volerlo fare. Resistere sarà la sfida, semplicemente trasformare quella vocina che dice “basta” “basta” “basta” in “ancora” “ancora” “ancora”… e sempre avanti, diritto verso quell’orizzonte di cui ancora nulla so!

Ho deciso di lasciare San Vito Lo Capo, un paradiso da cui sembra difficile voler andare via, per scoprire cosa significa camminare a piedi e conoscere i suoni, gli odori e le temperature della natura intorno. Voglio volare in parapendio, col quale riesco a soddisfare il mio sogno di bambino di volare. Da sempre il mio più grande sogno è stato quello di fare il pilota di aerei, ma oggi, con i miei 26 anni, ho cercato di trovare una soluzione più economica, da potere concretizzare nell’immediato: così ho scelto le ali del parapendio, da indossare senza troppo peso sulle spalle e senza necessità di doverle rifornire di benzina.

Dove andrò? Non lo so ancora di preciso: attraverserò tutta l’Italia, ma le tappe non le conosco con esattezza, perché voglio lasciarmi condurre dal vento, dalla natura e dalle persone che incontrerò.

Il primo tratto lo faccio in auto, con il mio amico Rosolino che mi offre un passaggio fino a Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, vicino a San Giuseppe Jato. In auto nasce dentro di me una tensione intensa: parliamo anche di altro, ma la mia mente e il battito del mio cuore sono puntati sul viaggio. Penso subito a qualcosa che possa proteggermi da questa ansia e chiedo a Rosolino di fermarsi ad un bancomat. Assurdo ma vero, in quel momento decido che l’unica cosa che possa placare la mia ansia è prelevare 50,00 € che al tempo stesso è anche l’unica cosa che non mi serve affatto per affrontare il tempo che verrà (cosa me ne faccio di soldi se poi devo dormire sotto una tenda?).

Intorno a me ammiro il paesaggio che si presenta come una coperta di erba appoggiata alle curve della strada. Nel frattempo Rosolino mi chiede più volte e con insistenza se voglio tornare indietro, se magari non sono stato troppo frettoloso a decidere di voler vivere questa nuova avventura. Capisco che lui è ancora più in tensione di me e si preoccupa, così gli dico di fermare l’auto e farmi scendere. Lo saluto velocemente e senza voltarmi, inizio il mio cammino. Se sono qui, penso, è perché c’è un motivo.

Nell’aria c’è odore di pioggia in arrivo, il sole è nascosto dietro una tendina di nuvole, sembra quasi che anche lui voglia persuadermi a non andare. Ma io vado lo stesso, cammino, e mi fermo a sistemare la tenda. E’ sera e arriva un temporale: quanti suoni nuovi da imparare a conoscere! Aspetto che smetta di piovere, ma la pioggia per un po’ sembra incessante. Quanto tempo per pensare, per ascoltare, per riflettere…

Il giorno successivo riprendo il mio cammino. Alla Scala dei Turchi, costa meridionale, pochi chilometri da Agrigento, conosco tre ragazzi simpatici, dinamici e disponibili e trascorro con loro due giorni, in cui scopro cosa vuol dire pescare e cucinare il pescato alla griglia, immediatamente. Imparo a conoscere piante nuove, venti nuovi, vedo tramonti con scenari diversi e condivido il sapere e le esperienze di altri, sino ad appassionarmi alle loro storie. Cecco, per esempio, è straordinario: mi apre le porte del faro sul promontorio di cui fa il guardiano e mi fa sistemare la tenda lì. Conosce benissimo tutte le caratteristiche e le proprietà curative delle piante della macchia mediterranea (un sapere che gli ha tramandato il suo bisnonno) e tra le altre “mi presenta” l’artemisia o assenzio, che ha un effetto calmante. Decido di portarne una con me, chissà che non mi serva! Cecco mi regala una torcia e un caricabatterie che, sicuramente mi torneranno utili per il mio viaggio. E dopo aver condiviso albe, tramonti, pesce, qualche birra, sorrisi, esperienze di vite diverse, aspettative e qualche sogno, riparto. Porto con me una conchiglia che attacco allo zaino, simbolo da sempre del pellegrino, e non solo: un grande talismano, dentro la quale vengono registrate le storie del mondo. Zaino in spalla, Francesco: è ora di andare a Est e raggiungere Palma di Montechiaro.

Francesco Tognola

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