Referendum, una prova di maturità
Domenica 12 e lunedì 13 giugno si terranno, come ormai noto, i referendum sul nucleare, l’acqua e il legittimo impedimento, confermati dopo un iter giuridico particolarmente travagliato, tra Parlamento, Corte di Cassazione e Corte Costituzionale. Tralasciando per un attimo il merito dei quesiti, quello che mi pare importante evidenziare è l’eccezionale opportunità che questa consultazione riveste per il Paese: l’occasione di dimostrare, una volta tanto, la maturità e la capacità del corpo elettorale di andare oltre le insopportabili, insiginficanti e anacronistiche distinzioni tra destra e sinistra - almeno sui temi dell’ambiente – che ammorbano l’Italia dal dopoguerra, rendendola incapace di “spiccare il volo” verso un futuro realmente innovativo.
Per fortuna, il “clima” sta cambiando e qualcuno, anche in politica, si sta impegando concretamente, già da tempo, nella trasformazione. Penso alla Costituente Ecologista di Angelo Bonelli, ai referendum milanesi sulla qualità della vita e dell’aria, proposti da Edoardo Croci e appoggiati trasversalmente da Marco Cappato e Enrico Fedrighini, oppure a esperienze “municipali” come quella di Francesca Santolini. Ma penso soprattutto a quei tanti sindaci, come Domenico Finiguerra e Michela Marcone, per citarne due, che, incuranti delle logiche di partito, stanno svolgendo egregiamente il loro ruolo di amministratori pubblici, avendo ben chiaro in mente l’interesse della collettività - la cosa più banale e meno eroica possibile, ma anche la più difficile da perseguire in questo paese.
Ora tocca però ai cittadini dimostrare di essere migliori dei propri governanti, di saper valutare e scegliere con maturità e autonomia. Gli stessi leader dei principali partiti politici (che hanno furbescamente fiutato il cambio di rotta nell’aria) hanno dichiarato quasi all’unanimità l’importanza di spoliticizzare questi referendum, perchè “troppo importanti” nel contenuto per essere oggetto di becera lotta tra maggioranza e opposizione. Certo non giova alla causa l’inserimento, in mezzo a tre quesiti prettamente ambientali, di un’antica ossessione anti-berlusconiana come l’abrogazione del legittimo impedimento (Di Pietro, per dirla come lei che ne è stato promotore: che c’azzecca?).
Ma ora la speranza è, innazitutto, che si raggiunga il quorum. Questo sarebbe già un ottimo risultato dei referendum e comporterebbe, a mio avviso, la promozione alla “maturità civile” del corpo elettorale italiano. Non è infatti prioritario cosa il singolo, legittimamente, voterà nel segreto dell’urna. Io, per indole e formazione filosofica, ho sempre dubitato, dei guru dalle certezze monolitiche e inscalfibili, le cui dichiarazioni, prive di sfumature e rispetto della complessità, lette vent’anni dopo, fanno generalmente orrore (o, nel migliore dei casi, ridere). Personalmente ritengo che le evidenze oggi disponibili intorno alle motivazioni dei SI’ siano più credibili, ma non per questo sarei disposto a mettere al rogo chi argomenta l’opposto. Purchè argomenti e non reciti la frusta litania che “siamo circondati da 442 centrali nucleari al di là delle Alpi”. E con questo? Siamo anche circondati da migliaia di criminali ogni giorno, ma non è una ragione per diventare criminali! Le argomentazioni serie dovrebbero essere ben altre, ma non intendo entrare nel merito, proprio perchè, in questo contesto, considero il risultato del referendum importantissimo, ma “secondario” (ovviamente) rispetto al raggiungimento del quorum - obiettivo che manca dal 1995.
Del resto, credo che la struttura stessa dei referendum abrogativi non aiuti a rispecchiare esattamente la reale volontà del popolo (compreso quello meno istruito). Non è certo intuitivo votare SI’ quando si è contro qualcosa e votare NO se si è a favore! Mi son sempre chiesto quanti voti finiscano nella conta sbagliata con questo sistema. Non sarebbe più semplice una formula del tipo: “Sono contrario a X e quindi, votando NO, chiedo di abrogare…”? Addirittura un ex ministro e stimato economista come Domenico Siniscalco, incalzato nell’intervista da Maria Latella, ha avuto qualche esitazione nel confermare la propria appartenenza al fronte del SI’ o del NO’… Ma questa è solo una modesta proposta, pensiamo intanto, tra la tentazione pre-estiva di una gita al mare e una in montagna, a compiere un gesto di responsabilità che potrà determinare la base per una seria affermazione della green economy. L’ignavia e l’indifferenza, questo è invece certo, non porteranno da nessuna parte.
Andrea Gandiglio