Vino e Paesaggio
Dodici anni fa l’Associazione Nazionale Città del Vino iniziava il lavoro di analisi e proposta conosciuta sotto il nome di “Piano Regolatore delle Città del Vino”. L’idea era destinata a farsi strada: il paesaggio rurale, si diceva, non può più essere affidato alle dinamiche economiche spontanee, ma deve essere oggetto di pianificazione urbanistica, né più né meno che le aree d’insediamento urbano.
Il paesaggio è un bene comune della storia e della cultura di un territorio; esso rappresenta un fattore di primaria importanza per la competitività anche in termini turistici; la tutela del paesaggio rurale, dunque, non è mera conservazione, ma deve tener conto dei tempi che cambiano e deve essere anche intesa come tutela e difesa ambientale.
Scrive Paolo Benvenuti, direttore Associazione Nazionale Città del Vino, “i paesaggi vitati sono luoghi che appartengono a tutti, rappresentano l’identità di un territorio, ne raccontano la storia (…) il paesaggio non va visto solo nella sua apparente immobilità, ma ne vanno assecondate le dinamiche di cambiamento che l’uomo, nel tempo, inevitabilmente apporta; purché questi cambiamenti corrispondano a una logica precisa: quella della salvaguardia dell’identità territoriale”.
Dal 1997 a oggi molto è successo: la Convenzione Europea del Paesaggio ha iniziato un lungo lavoro per sedimentare nell’animo di chi è chiamato a decidere, ma anche nel senso comune delle persone, l’idea del paesaggio come patrimonio di tutti.
L’obiettivo del lavoro delle Città del Vino, che, come dicevamo, si sono dotate di un proprio Piano Regolatore, è quello di “far crescere una “cultura” del paesaggio e, in particolare, del paesaggio vitivinicolo, far maturare l’idea che il “territorio rurale aperto” può essere oggetto di attività pianificatrice da parte dell’ente pubblico, in accordo con il mondo della produzione vitivinicola e agricola, e fornire ai Comuni princìpi, regole, esperienze concrete di trasformazione di quelle idee in norma”, dichiara Giampaolo Pioli, Presidente dell’Associazione.
Grazie a questa sollecitazione, è nato il volume Vino e Paesaggio. Materiali per il governo del territorio (ed. CI.VIN, € 15,00) a cura di Pier Carlo Tesi, Lorenzo Vallerini e Luigi Zangheri, che rappresenta il risultato di un lavoro di due anni, grazie al quale le Città del Vino sono entrate a far parte, come membro permanente, della Conferenza del Consiglio d’Europa.
“Le Città del Vino rappresentano di fatto, un baluardo contro lo spopolamento delle campagne e, pur essendo per lo più piccoli Comuni, riescono ad esprimere straordinarie potenzialità imprenditoriali. Questo patrimonio paesaggistico, fatto di vigneti, di coltivazioni, di borghi antichi, di case sparse, ma anche di moderne strutture che ben si inseriscono nel territorio circostante, come sono oggi moltissime cantine d’autore, ha bisogno di essere governato con norme e strumenti che siano espressione di una forte condivisione tra pubblico e privato, tra sindaci e imprenditori, tra uffici tecnici e vignaioli. La condivisione delle scelte sta ancora alla base della nuova versione delle indicazioni tecniche e applicative del Piano regolatore delle Città del Vino, perché il paesaggio è patrimonio collettivo e dunque l’esigenza di tutelarlo e salvaguardarlo non può essere una fissazione di pochi, ma una necessità di tutti”.
Elena Marcon