L’Italia taglia le aliquote ai biocarburanti del 90%. Proteste dei produttori
La diatriba “più biocarburanti o cibo più economico per i paesi poveri?” pare riaffiorare proprio in chiusura del Vertice Fao. L’Italia sembra infatti aver preso alla lettera le accuse dei Paesi inVia di Sviluppo (Brasile escluso), che vedono nella destinazione di colture ai biocarburanti la principale causa di aumento dei prezzi delle materie prime agricole.
Non ci è dato sapere se le dichiarazioni degli ultimi giorni abbiano avuto una qualche reale influenza sulle scelte del Governo tuttavia è un fatto, nella Finanziaria 2010, la riduzione del 90% dell’aliquota agevolata per i biocarburanti. La produzione di biocarburanti italiani potrebbe così passare da 250mila a 18mila tonnellate.
I tagli hanno causato l’immediata reazione dei produttori che, avendo già pianificato gli investimenti per il 2010, si trovano a dover cambiare in corsa i piani di sviluppo, con possibili gravi conseguenze sui livelli occupazionali.
L’Unione Produttori Biodiesel lancia l’allarme: i tagli incidono “pesantemente sulla produzione nazionale, già esposta in maniera significativa alle importazioni di prodotto da Paesi quali l’Argentina e il Canada”. L’Italia, dicono, si trova, ancora una volta, in controtendenza rispetto alle indicazioni dell’Unione Europea “che, per ridurre le emissioni nocive nel settore dei trasporti, stabilisce per i Paesi membri l’obbligo di immettere in consumo una percentuale di biocarburanti pari al 10% del totale entro il 2020, mentre il nostro governo non innalza e lascia invariata al 3% la percentuale di biocarburanti da immettere sul mercato”.
Il Governo sembra dunque non essere particolarmente interessato ad un settore che, secondo l’Unione Biodiesel, è invece ”in fase di consolidamento e sviluppo e che sta contribuendo alla sfida del crescente ricorso alle fonti rinnovabili”.” Lo Stato Italiano – aggiunge l’Unione - non può sottrarsi agli impegni condivisi a livello internazionale per raggiungere gli obiettivi di miglioramento ambientale e di riduzione della dipendenza da fonti fossili, oltre a quelli di sviluppo dell’economia nazionale e dell’occupazione”.
La richiesta dei produttori è chiara: riabilitare le agevolazioni previste per il 2010 ed introdurre una percentuale di immissione obbligatoria in commercio pari al 4%, nel rispetto degli impegni assunti sia a livello nazionale che Europeo.
Ilaria Burgassi