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Più biciclette, più lavoro: 77.000 possibili nuovi posti in Europa secondo l’ONU

aprile 16, 2014 Internazionali, Politiche

Meno auto e più bus e biciclette uguale meno inquinamento, più salute, ma anche più lavoro. Mentre l’industria automobilistica arranca, uno studio delle Nazioni Unite presentato durante il quarto Meeting di alto livello su trasporti, salute e ambiente, che si chiude oggi a Parigi, mette un punto fermo sui benefici occupazionali che avrebbe lo sviluppo di un sistema di trasporti alternativo all’automobile e più sostenibile. Se infatti sono noti i vantaggi ambientali e di salute pubblica che questa conversione comporterebbe, in Italia non si parla mai dei suoi riflessi sul mercato del lavoro.

“Molti studi hanno dimostrato che gli investimenti in politiche di trasporto con benefici ambientali, in relazione in particolare ai cambiamenti climatici, portano ricadute positive sull’occupazione”, si legge nel report “Jobs in Green and Healthy Transport, firmato da OMS e UNECE. Una ricerca spagnola, per esempio, ha calcolato che nel settore della mobilità sostenibile potrebbero essere create da 290.000 a 565.000 nuove opportunità di lavoro. Uno studio simile condotto in Gran Bretagna ha stimato che a ferrovie, bus e biciclette sono associati 450.000 posti di lavoro, tra diretti e indiretti, pari a circa il 38% degli impiegati totali nel settore dei trasporti, di cui il 5% nel settore delle due ruote. Ancora, in Germania si è stimato che un aumento della quota dei trasporti pubblici del 10% entro il 2030 farebbe crescere i lavoratori nel settore del trasporto del 5,3%, mentre misure a favore di biciclette e spostamenti a piedi vedrebbero salire gli impeghi di un altro 4,2%.

La società di consulenza GHK Holdings ha stimato che 21.5900 nuovi lavori potrebbero essere creati in Europa nel settore del trasporto pubblico su ferro e su gomma investendo 1 miliardo all’anno: per il 78% posti di lavoro connessi direttamente o indirettamente al comparto; nel 22% dei casi, invece, indotti dalle nuove politiche. “L’intensità di lavoro nei trasporti a basso impatto ambientale è più alta che in altri campi di investimenti sostenibili, ed è comparabile a quella nel settore dell’efficienza energetica”, si legge nel report. Con il risultato non trascurabile che “l’aumento dei posti di lavoro nei trasporti green and healthy andrà oltre la semplice compensazione delle perdite occupazionali nell’industria automobilistica”. Posti di lavoro che, precisano UNECE e OMS, potrebbero essere di molti tipi: dal commesso in un negozio di articoli per biciclette all’impiegato della biglietteria per autobus, fino al designer di trasporti a basse emissioni e all’operatore nel settore del cicloturismo. E ancora mobility manager e corrieri a due ruote.

Un discorso a sé meritano proprio le ricadute positive che potrebbe generare lo sviluppo della mobilità ciclabile. In questo ambito, dice il report, gli amministratori europei dovrebbero prendere spunto dalle politiche attuate a Copenaghen, dove il 26% degli spostamenti avviene in bicicletta, contro l’1% di Madrid, Sofia e Budapest e il 3% di Parigi. Per non parlare di Roma, dove la percentuale è vicina allo zero! Lo studio delle Naizoni Unite stima che, se la capitale di ogni stato europeo raggiungesse i livelli di Copenaghe, “si potrebbero creare 76.600 nuovi posti di lavoro”. Un dato “significativo per alcuni Paesi. In particolare, il numero dei nuovi lavori a Mosca potrebbe raggiungere le 12.000 unità, mentre a Londra potrebbe superare quota 8.000”. A Roma, i nuovi posti di lavoro potrebbero essere più di 3.200. Politiche di mobilità che avrebbero anche effetti positivi sulla salute: se anche le mettessero in atto solo le principali 56 città, si potrebbero evitare in Europa 9.400 morti all’anno.

Oggi nel nostro continente l’industria dei trasporti vale il 10,5% del PIL e conta circa 10,5 milioni di lavoratori, quasi il 5% della forza lavoro totale. Numeri significativi tanto quanto gli effetti negativi su salute e ambiente, pari al 4% del PIL europeo: i trasporti sono responsabili del 24% delle emissioni di gas serra e sono all’apice di una spirale di danni sanitari. “A causa della sola esposizione al particolato, le persone in Europa perdono in media 9 mesi di aspettativa di vita”. A cui si aggiungono i danni provocati da incidenti stradali e rumore che, oltre a pesare direttamente sul bilancio sanitario statale, scoraggiano in molti casi gli spostamenti a piedi o in bicicletta, contribuendo a quel milione di morti all’anno derivate dalla mancanza di attività fisica, in un circolo vizioso difficile da contrastare senza politiche serie.

Veronica Ulivieri

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