1° settembre: la vecchia lampadina a incandescenza va in pensione
E’ la fine di un’epoca dell’illuminazione domestica. Il ritiro progressivo dal mercato delle vecchie lampadine a incandescenza, iniziato a settembre 2009 raggiungerà domani (1 settembre 2012) il suo apice, con l’entrata in vigore del divieto UE alla fabbricazione, distribuzione e vendita di dispositivi di illuminazione a bassa efficienza energetica. Il monito europeo punta infatti a ottenere, entro il 2020, un consistente risparmio energetico, che eviterà, ogni anno, l’equivalente dei consumi elettrici di 11 milioni di famiglie.
L’introduzione di prodotti più ecologici, come le lampadine fluorescenti compatte, permetterà ai consumatori non solo di contribuire alla riduzione delle emissioni di Co2 ma anche di risparmiare soldi, in quanto il consumo di elettricità dei nuovi impianti sarà solo un quarto o un quinto rispetto alle vecchie lampadine a incandescenza e la durata andrà dalle 6 alle 10 volte in più. Nonostante il costo iniziale più elevato, i nuovi dispositivi permetteranno dunque di risparmiare, mediamente, circa 60 euro all’anno in bolletta, con migliori prestazioni, come appunto la durata di funzionamento delle lampadine, che per le fluorescenti compatte e quelle a Led arriva fino a 15 mila ore.
I Led (diodi a emissione luminosa), in particolare, offrono grandi vantaggi rispetto al vecchio tipo di illuminazione. Efficienti come le lampadine fluorescenti compatte non contengono però mercurio, hanno la caratteristica di resistere molto più a lungo (anche 25 anni), e di fornire fino all’85% di risparmio energetico rispetto alle lampade convenzionali di pari potenza.
Addio quindi alle tradizionali lampadine ad incandescenza, che per 130 anni hanno illuminato le nostre case, trasformando però in luce soltanto il 5-10% dell’energia consumata e producendo solo calore, per il resto.
La nuova normativa europea stabilisce di conseguenza anche nuovi requisiti in materia di imballaggio ed etichettatura; saranno infatti indicati su questi ultimi la vita utile del prodotto, basata sulla media di una commutazione per ogni ora di funzionamento (accensione e spegnimento). Trattandosi di prodotti contenenti un sistema elettronico complesso, i rifiuti non dovranno essere gettati nella spazzatura, come indicato anche sull’apposito logo con la croce sul bidone disegnato sull’imballaggio. Il modo giusto di smaltirli sarà invece quello di riconsegnarli al negoziante o tramite i centri ecologici di raccolta degli apparecchi elettronici usati (Raee), solitamente presenti nei Comuni italiani.
Benedetta Musso