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Bioecopest, il nemico naturale degli insetti

settembre 14, 2011 Campioni d'Italia, Rubriche

Eliminare gli insetti nocivi con un nemico naturale: un batterio o un virus per loro letale, ma innocuo per l’uomo. Per adesso si tratta di una strategia o poco più; tanti prodotti sono in via di sperimentazione. Ma in un futuro prossimo, una rivoluzione dell’agricoltura potrebbe partire proprio da qui. Da una scoperta cioè che consentirà anche alle grandi aziende agricole di utilizzare meno pesticidi, e forse gradualmente di abbandonarli. Negli Stati Uniti alcuni laboratori hanno già isolato e immesso sul mercato in specifici “formulati” un batterio che attacca le larve di lepidotteri. In Italia la materia si studia nelle università, ma la prima azienda di biotecnologie applicate al controllo degli organismi nocivi è stata fondata nel 2010 nel Parco Tecnologico della Sardegna, vicino ad Alghero, da Luca Ruiu , ricercatore trentacinquenne. 

Bioecopest Srl, come dice il nome, ricerca, sviluppa e commercializza prodotti naturali  ecocompatibili e consentiti in agricoltura biologica per il contenimento di insetti, funghi, batteri  ed altri organismi nocivi (in inglese “pest”). La modalità di base è sempre la stessa: isolare batteri letali per gli insetti nocivi e utilizzarli come principi attivi di prodotti da utilizzare al posto dei comuni pesticidi.

Il laboratorio, spin off sostenuto dall’Università di Sassari, ha già all’attivo un brevetto e sta lavorando al secondo: «Sul secondo brevetto non posso dire ancora niente per motivi di segreto industriale. Il primo è invece un prodotto per il controllo delle mosche delle stalle, quelle comuni che conosciamo tutti. In questo momento è in fase di autorizzazione pre-commerciale da parte del Ministero della Sanità e contiamo di lanciarlo sul mercato statunitense tra due-tre anni e su quello europeo tra tre o quattro», spiega Ruiu. Tempi apparentemente lunghi che però, sottolinea «sono quelli delle biotecnologie. Pensi che per sviluppare un medicinale ci vogliono dieci anni».

I riscontri positivi non si sono fatti attendere e l’azienda ha già ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Nazionale per l’Innovazione 2009, consegnato dal presidente della Repubblica Napolitano, e il premio del concorso Il talento delle Idee, organizzato da Unicredit. Se gli si chiede come ha avuto l’idea di fondare un’azienda così innovativa, la sua risposta è semplice: «Ho sempre studiato questo», dice Ruiu, che dopo la laurea a Sassari ha fatto un dottorato in Entomologia Agraria (la scienza che studia gli insetti) a Perugia e ha studiato per un periodo a Cambridge. Ma la vera occasione è arrivata nel 2008 con il Fullbright Best, un programma di scambio culturale promosso dall’Ambasciata Americana a Roma e rivolto a giovani scienziati che abbiano un progetto imprenditoriale basato su innovazione e trasferimento tecnologico. Grazie al progetto, Ruiu sbarca nella Silicon Valley, gira tra le università di Berkeley, Stanford e Santa Clara e apprende un modello di impresa da replicare in Italia. E qui, appena arrivato, dà vita a Bioecopest.

Le prospettive per il futuro sono positive: «Solo il mercato del biologico vale oggi a livello mondiale 40 miliardi di euro, pari al 5% dell’intero mercato agricolo, ed è in costante crescita. Inoltre, i nostri prodotti sono destinati anche alle aziende convenzionali, visto che dal 2014, secondo una norma europea, sarà obbligatorio integrare i pesticidi chimici con metodi di controllo biologico degli insetti nocivi. Sicuramente in alcuni Paesi saranno chieste delle deroghe, ma le opportunità che si aprono sembrano interessanti». Bioecopest è seguita da vicino da diversi investitori italiani e stranieri, e ha anche ricevuto offerte di collaborazione da alcune multinazionali del settore.

Nell’azienda lavorano attualmente nove persone, di cui quattro impiegate costantemente in laboratorio: «Collezioniamo i microrganismi e studiamo quelli che ci sembrano più efficaci come principi attivi. La nostra attività di ricerca non si ferma mai. Siamo anche in contatto continuo con l’università di Sassari, perché ci sembra importante non staccarci da un luogo in cui si fa la ricerca di base». Una volta sviluppati, assicura Ruiu, i biopesticidi  saranno convenienti per gli agricoltori e sicuri per l’uomo, gli animali e l’ambiente. Se da una parte consentiranno di eliminare il fenomeno delle specie resistenti ai pesticidi chimici, dall’altra non faranno scomparire del tutto questi organismi e rispetteranno gli equilibri dell’ecosistema, compresa la salvaguardia degli altri nemici naturali degli insetti in questione, già presenti nell’ambiente.

Veronica Ulivieri

 

 

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