Cina e amianto, le prospettive di un tragico futuro
Osservo fuori dal finestrino del treno una lunga serie di tettoie in amianto tra gli edifici cupi cinesi con le finestre sbarrate. Il panorama appare deprimente soprattutto perché spesso compaiono centrali nucleari fumanti, ma molto probabilmente la vera tragedia deve ancora arrivare.
La Cina è il maggiore consumatore mondiale ed è il secondo produttore mondiale, dietro solo alla Russia, di asbesto. L’utilizzo del materiale killer ebbe, anche qui, un forte sviluppo dagli anni ’70 e, dato il ritardo tra l’esposizione alla sue fibre aerodisperse e la contrazione del mesotelioma, gli esperti prevedono che l’appetito della Cina, verso l’amianto, avrà le conseguenze più drammatiche nel mezzo di questo secolo. Entro l’anno 2035 sono previsti più di 15.000 decessi legati al mesotelioma (una neoplasia che si origina dal mesotelio), al cancro ai polmoni e ad altre malattie correlate all’utilizzo dell’amianto. Ecco il prezzo che pagherà questa grande nazione non solo per l’eccessivo consumo, ma anche per non aver fatto abbastanza per informare i propri abitanti sui rischi per la salute provenienti da un materiale che in molte altre zone del mondo è stato bandito già da molti anni. Le responsabilità del Governo in questo Paese sono, per altro, più gravi che altrove, se si pensa che in Cina avviene sistematicamente la censura di numerosi siti internet, che ostacola una corretta e ampia informazione, esponendo i cinesi al rischio di isolamento – almeno entro certi ambiti - dal resto del mondo.
Nel solo 2007 in Cina si sono consumate 626.000 tonnellate di fibra cruda, più del doppio del secondo consumatore mondiale ovvero l’India che ha raggiunto il consumo di 280.000 tonnellate. Stiamo parlando delle due “economie emergenti” con la popolazione più numerosa al mondo: non si ha idea delle drammatiche conseguenze che colpiranno l’Asia nei prossimi decenni. La più grande lobby cinese dell’industria minimizza le conseguenze sull’utilizzo della crisotile, ovvero l’amianto bianco, definendo le informazioni che circolano “esagerate” e sottolineando che un utilizzo responsabile del materiale è sicuro per la salute dei lavoratori. Eppure il direttore dei “sindacati” cinesi preannuncia l’arrivo di una catastrofe, confermando che il governo ha iniziato a creare leggi per tutelare i lavoratori dai rischi di salute in questo settore, ma che non ha il personale per controllare le condizioni di lavoro nelle miniere e nelle fabbriche.
Secondo le organizzazioni del lavoro internazionali, i cinesi hanno il più alto tasso di mortalità sul lavoro, solamente per le condizioni estreme in cui lavorano. E’ facile prevedere quanto questa cifra, già tragica, sia destinata ad aumentare quando esploderanno in massa i casi di malattie provenienti dal contatto con l’amianto, che creeranno, secondo gli esperti, una larga “epidemia professionale“.
Nel 2008 nella sola provincia dello Zhejiang gli ispettori , addetti alla supervisione di un centinaio di officine, diedero valutazioni insoddisfacenti della maggior parte delle loro ispezioni. Nello stesso anno un giornalista locale visitò una delle officine, a campione, denunciando un ambiente estremamente polveroso e l’utilizzo di maschere inutili che garantivano solo una minima protezione dalla respirazione delle fibre aerodisperse. Su 8 lavoratori che avevano effettuato lastre al torace ben 5 presentavano anomalie nel polmone.
L’unica iniziativa concreta che la Cina ha intrapreso, per frenare questa potenziale tragedia di massa, è stata il bando delle altre tipologie di amiano ancor più pericolose di quello bianco, ovvero quello marrone e quello blu. A Pechino, la capitale, non può essere inoltre utilizzato nessun tipo di asbesto nelle costruzioni, ma in tutto il resto della Cina è in ampio sviluppo l’utilizzo del crisotile nelle nuove costruzioni. Per molti lavoratori è comunque troppo tardi. In un rapporto sviluppato due anni fa, alcuni ricercatori dell’ Università di Hong Kong riportarono che il numero di casi di mesotelioma nell’isola cinese stava ancora aumentando e che avrebbe raggiunto i livelli massimi dal 2014. Questo non fa presagire nulla di buono considerando che l’uso di asbesto a Hong Kong raggiunse il suo picco nei primi anni Sessanta e che il mesotelioma può impiegare 40 o più anni per svilupparsi.
Saluto così l’Asia, dopo 8 splendidi mesi di viaggio, con un velo di tristezza per ciò che sarà il futuro di questo continente, che ho potuto apprezzare, in altri contesti, per i suoi valori umani. Purtroppo non si può più evitare la catastrofe in arrivo, ma si può fare molto per le giovani generazioni sensibilizzando e informando l’opinione pubblica e bandendo definitivamente ogni tipo di utilizzo produttivo dell’amianto.
Carlo Taglia
Il nostro corrispondente trascorrerà il mese di giugno su un mercantile che, dalla Corea del Sud, lo porterà lentamente verso la Colombia. Il prossimo appuntamento con la rubrica di viaggio sarà\ dunque a luglio.
Le riflessioni di viaggio complete di Carlo Taglia, documentate da foto e video, sono disponibili sul suo blog: http://karl-girovagando.blogspot.com/