80 storie dall’Italia della green economy nel libro di Silvia Zamboni
Troppo spesso, quando si parla di green economy, ci si limita a considerare il solo aspetto ambientale, che pur essendo quello prioritario, da solo non basta. Perché ci sia uno sviluppo sostenibile, infatti, c’è bisogno anche di idee competitive, che funzionino dal punto di vista economico.
Ne sono esempi gli 80 casi di imprese virtuose raccontati da Silvia Zamboni, giornalista che da tempo si occupa di questi temi, nel libro appena uscito L’Italia della green economy. Idee, aziende e prodotti nei nuovi scenari globali, edito da Edizioni Ambiente e realizzato in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
L’autrice, che fa parte della giuria del Premio omonimo organizzato dalla Fondazione, ha raccolto le storie delle aziende premiate dal 2009, anno dell’istituzione del concorso. «Protagonista di questo libro – spiega lei – è l’Italia che, su piccola e grande scala, quasi sempre lontana dai riflettori, inventa e produce innovazione ambientale in funzione dell’ efficienza energetica, dell’ impiego delle fonti rinnovabili, dell’ uso razionale delle risorse, del recupero di materia ed energia, riducendo le emissioni climalteranti e creando occupazione». In sostanza, quelli che noi di Greenews.info chiamiamo i “Campioni d’Italia“.
Il risultato è «un catalogo Doc della green economy italiana», che racconta in modo esauriente e appassionato lo scenario di aziende che operano nei settori simbolo dell’economia verde, anche se, e l’autrice ci tiene a sottolinearlo, la green economy non indica un comparto specifico, ma piuttosto un approccio più generale. Le sezioni in tutto sono 14, dedicate ai temi dell’energia (efficienza energetica, illuminazione pubblica a basso consumo, fonti rinnovabili, geotermia e sistemi integrati, uso di biomasse per la produzione di energia, biocarburanti), dei rifiuti (riduzione produzione di rifiuti, raccolta differenziata, macchinari e impianti per trattamento rifiuti, materiali e prodotti innovativi da riciclo, recupero e riciclo Raee, trattamento rifiuti organici) e dell’innovazione (prodotti innovativi, materiali innovativi per l’edilizia). Dentro, ci sono sia piccole aziende più o meno giovani, sia nomi noti e grandi gruppi presenti anche all’estero.
Tra tutte le storie, un accenno alle più curiose: la macchina salva energia che semina e concima i campi allo stesso momento, riducendo le emissioni di Co2 del 70%; la pompa geotermica grande quanto un elettrodomestico da incasso che fornisce calore, raffrescamento e acqua calda; il sistema per la raccolta dei rifiuti attraverso il trasporto pneumatico in tubature collocate sottoterra; i pannelli 100% riciclabili realizzati mischiando sansa di olive e resine plastiche.
La parte più interessante del volume sono forse gli ultimi due capitoli, in cui Silvia Zamboni passa in rassegna una serie di prodotti innovativi, come le suole in plastica biodegradabile, la spazzatrice che aspira le polveri sottili depositate sulle strade, le calci e le vernici naturali per un’edilizia più sostenibile. «Sia sul piano quantitativo, per numero di imprese e fatturati, sia sul piano qualitativo per i contenuti e i livelli di convinzione nelle scelte la spinta verso una green economy è un processo in atto anche in Italia e la crisi non lo ha rallentato, anzi nel 2009, anno della recessione più acuta, ha segnato un livello più alto di certificazione ecologica sia di prodotto, sia di processo produttivo», scrive nella prefazione Edo Ronchi, ex Ministro dell’Ambiente e presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
I «buoni esempi a cui ispirarci», insomma, ci sono. La sfida, sottolinea l’autrice nell’introduzione, è piuttosto indirizzare lo sviluppo in questa direzione. «La parola d’ordine, ripetuta con insistenza in ogni circostanza, oggi è crescita (…) Alla crescita, però, occorre dare una direzione di marcia verso la sostenibilità, che tenga conto delle invarianti ambientali e delle potenzialità di sviluppo eco-compatibile offerte dalle nuove scienze e dalle nuove tecnologie». Perché, spiega Ronchi, non è più possibile «ragionare di economia e di sviluppo, come si faceva nella prima metà del secolo scorso, a prescindere dalla sostenibilità ecologica».
Queste 80 aziende sono un punto di partenza, un modello, un segno di speranza. Con realismo, Ralf Fücks, co-presidente della Fondazione Heinrich Böll, consociata con il partito dei Verdi tedeschi, scrive nella prefazione: «Che riesca per tempo il passaggio al modello di crescita sostenibile è una scommessa aperta. Non è escluso che si possa perdere la corsa con la crisi ambientale. D’altra parte non disponiamo di nessun’altra migliore opportunità per far fronte alle sfide del 21° secolo. Il futuro è ancora aperto e il potenziale di innovazione di una società aperta è illimitato. È su questo che si deve sperare».
Veronica Ulivieri